Scendo dalla macchina per andare al lavoro, sono un attimo in ritardo per il traffico, ma ho avvisato, così le persone avvisate se necessitano ancora di qualche minuto ne possono approfittare. Mi dirigo in ufficio. Suona il telefono. Lo prendo e nel display leggo, “Numero privato”. “Quelli di Vodafone,  penso!“. Rispondo. Con tono fermo, lucido, iroso e freddo irrompe come uno suqarcio nel sereno traffico di impegni quotidiani una voce. Una voce che ha un obiettivo fermo e deciso, minare le sicurezze!

“La senti questa voce!! La senti questa voce!! Bene! Ricordatela, ricordati questa voce perché in ogni momento io verrò a prenderti capito!”

Sta capitando a me! Questa voce non la conosco assolutamente. Mai sentito. MAI!. E intanto come un disco rotto continua a ripetere

“La senti questa voce!! La senti questa voce!! Bene! Ricordatela, ricordati questa voce perché in ogni momento io verrò a prenderti capito!”

Questa persona mentre parla mi fa registrare che è un uomo italiano sui 30 35 anni che vuole minare la mia sicurezza, il perché non lo so. Ma so che l’intenzione è di nuocere. Ad un certo punto mentre ripete se sento la sua voce, lo stoppo con grande fermezza, replicando a mia volta “No!! Non la sento!“. Attimo di esitazione (inaspettata probabilmente nella mia esclamazione), ripete la cantilena. Io replico “Non so chi è lei! Non la conosco”. Lui continua nella minaccia e nel pericolo in cui sono, a quel punto chiudo il telefono e salgo in studio.

Il tutto in due minuti. Due lunghissimi minuti in cui la memoria della strada fatta a piedi dalla discesa della macchina al citofono è fissa indelebile nella mente.

Telefonate che minano la tua serenità. Una telefonata che ti strappa la certezza dell’avere la tua vita in mano e di sapere che in ogni tempo e luogo sei liberamente te. Una telefonata che si prende un diritto: quello di prenderti quando meno te lo aspetti e nuocerti per motivi a te ignoti.  Questo si chiama Stalking, e ne è afflitta una buona fetta della popolazione. Può essere il tuo vicino, la persona a te vicina, un confidente, il portinaio, l’inserviente, chiunque. Un fenomento di violenza vile e meschina, ignaro al mondo animale ma frequente tra “l’animale umano” che si vuole evoluto e razionale ma non lo è quando non sa neanche assumersi il coraggio del confronto e dello scontro. Uomini incappucciati che picchiano per rubare poche lire (fenomeno recentemente accaduto a Novara Febbraio 2014), scippatori che dall’alto delle loro moto rubano al volo borse o gioielli per darsi poi alla macchia. Ma dove sono le regole del codice di vita comune? Il buon senso nei rapporti interpersonali? La capacità di assumersi le proprie responsabilità nel confronto, con la possibilità di uno scontro magari acceso ma almeno leale e ad armi pari, proprio come i duelli di un tempo, sicuramente non piacevoli ma almeno chiari e senza ombre o coperture!

La violenza contro le donne? Una “pandemia”. Non usa mezzi termini l’agenzia dell’Onu per la parità di genere e l’empowerment femminile. Secondo l’UN Women, nel mondo almeno 6 donne su 10 hanno subito violenza fisica e sessuale nel corso della loro vita. Per le donne tra i 16 e i 44 anni la violenza è la principale causa di morte e invalidità. E in Italia? Gli omicidi sono in calo, ma ad essere aumentato è il numero delle donne uccise: in 20 anni è più che raddoppiato, passando dall’11% del totale delle vittime nel 1991 ad oltre il 25%. Alcuni studi compiuti sul fenomeno dello Stalking (Mullen P. E. & al., 2000) hanno distinto due categorie di comportamenti attraverso i quali si può attuare lo stalking.stalking stalker femminicidio violenza sessuale

La prima tipologia comprende le comunicazioni intrusive, che includono tutti i comportamenti con scopo di trasmettere messaggi sulle proprie emozioni, sui bisogni, sugli impulsi, sui desideri o sulle intenzioni, tanto relativi a stati affettivi amorosi (anche se in forme coatte o dipendenti) che a vissuti di odio, rancore o vendetta. I metodi di persecuzione adottati, di conseguenza, sono forme di comunicazione con l’ausilio di strumenti come telefono, lettere, sms, e-mail o perfino graffiti o murales.

Il secondo tipo di comportamenti di stalking è costituito dai contatti, che possono essere attuati sia attraverso comportamenti di controllo diretto, quali ad esempio pedinare o sorvegliare, che mediante comportamenti di confronto diretto, quali visite sotto casa o sul posto di lavoro, minacce o aggressioni. Generalmente non si ritrovano due tipologie separate “pure” di stalkers, ma molestie in forme miste in cui alla prima tipologia, in genere segue la seconda specie di azioni.

Ma vediamo di che cosa si tratta nello specifico

Lo Stalking (dal verbo inglese “to stalk”, termine utilizzato nella caccia e traducibile nell’italiano “fare la posta” o “braccare”) può nascere come complicazione di una qualsiasi relazione interpersonale ed è un’insieme di molestie essenzialmente psicologiche, che si esplica con comportamenti persecutori, atteggiamenti minacciosi e di controllo nei confronti di una o più persone, con conseguenti violazioni della privacy e con un potenziale pericolo per l’incolumità personale. Non esiste l’identikit del potenziale stalker, può trattarsi di un ex partner, un vicino di casa, un amante o perfino un familiare. Chiunque, in determinate condizioni, potrebbe ritrovarsi a compiere atti di persecuzione. Ne sono convinti all’Osservatorio Nazionale sullo Stalking (O.N.S.), associazione operativa dal 2002 che, attraverso migliaia di interviste, ha tracciato il quadro del fenomeno. Lo Stalking è reato da quando è stato introdotto nel codice penale (art. 612-bis) con il decreto legge del 24 febbraio 2009, poi convertito in legge. Da allora le richieste d’aiuto al centro d’ascolto dell’Osservatorio sono cresciute.

In base ai dati raccolti dall’O.N.S., circa il 75% delle persone che subiscono atti di Stalking sono donne e circa il 75% delle persone che li agiscono sono di sesso maschile; meno del 10% degenera in atti di violenza fisica sulla vittima. Inoltre, circa il 50% interessa partner o ex partner e ovviamente rientrano in questa percentuale tutte le coppie a prescindere dall’orientamento sessuale, durata e riconoscimento legale. Lo psicologo Massimo Lattanzi dell’O.N.S., relatore del Seminario “Stalking. Persecuzioni in cerca di Autore” ha riferito che è stato possibile identificare nell’80% del campione delle persone che agiscono comportamenti molesti e violenti il “C. A. I.” ossia il “Colpo d’Abbandono Improvviso” (Lattanzi, 2007): «è come se, da quell’istante che cambierà per sempre la loro esistenza, prendessero coscienza che stanno per essere lasciate da una frase, da un gesto o da una semplice sensazione, o comunque che stanno perdendo il “controllo” della relazione. L’amore passione: il partner è vissuto come unico amore possibile, il destino cui non si può sfuggire, si è soggiogati. Per questo motivo se ne è prigionieri e per lo stesso motivo lo si odia o si odia l’amore stesso che ha generato l’attrazione. L’intenzione distruttiva è più riconoscibile se l’amante passionale è un uomo, mentre risulta più nascosta se l’amante passionale è una donna».

In Francia la violenza psicologica all’interno della coppia è reato; il 25 febbraio 2010 i deputati francesi hanno votato all’unanimità una proposta di legge per la protezione delle donne dalle violenze coniugali. In Italia un punto debole, è costituito dalla mancanza della previsione, nella legge, di percorsi di “risocializzazione” per i presunti stalker. Non un dettaglio: ogni giorno in Italia 4 persone vengono arrestate per stalking, ma poi, scontata la pena, uno su tre torna a tormentare la vittima. E non ci sono centri dedicati: solo a Roma e a Milano. L’Osservatorio ha istituito dal 2007 il Centro presunti autori, dove gli stalker chiedono aiuto e iniziano percorsi di risocializzazione. “In occasione dell’anniversario della legge, proporremo un incontro al ministro Fornero per presentarle i risultati dei nostri centri”, spiega Lattanzi. Presidente ONS “Non è col carcere che si risolve il problema: questo il precedente ministro non l’ha mai voluto approfondire”.

Fortunatamente, la vittima della vicenda raccontata in apertura ha scoperto nel giro di poco il fautore di quella telefonata. Ma non sempre e così e si arriva, purtroppo ad epiloghi tragici e drammatici. La vittima della telefonata ha subito come violenta conseguenza una importante somatizzazione a carico dei polmoni: influenza e bronchite. I polmoni nella metamedicina rappresentano la vita, il bisogno di spazio e di libertà. Malattie come la polmonite, la broncopolmonite e tutte le patologie a suo carico sono connesse allo scoraggiamento profondo, in cui viene a mancare lo spazio di vita.

 

Barbara Camilli

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