"VORREI FARE CON TE QUELLO CHE LA PRIMAVERA FA CON LE CILIEGIE"

Pablo Neruda

Il nome deriva dal greco kérasos che poi ha originato il nostro cerasa, il portoghe secereja, lo spagnolo cereza, il francese cerise e l’inglese cherry.

Per quanto riguarda le origini Plinio il Vecchio ci dice che venne importata dall’attuale Turchia a Roma nel 72 a.C. e da qui la coltivazione si diffuse in tutto l’impero. Nel 1400 questo frutto ebbe anche l’onore di essere rappresentato in diversi quadri di soggetto sacro e vanta anche unsanto patrono: san Gerardo dei Tintori la cui ricorrenza cade il 6 giugno.

E' nei mesi estivi che le ciliegie raggiungono il massimo in gusto e sostanze nutrienti.

Da non sottovalutare le loro proprietà terapeutiche: questi frutti rossi contrastano l'ipertensione (grazie al loro effetto leggermente diuretico), prevengono le malattie cardiovascolari e offrono un'azione analgesica simile a quella dell'aspirina, soprattutto contro il mal di testa. Hanno pochissime calorie (38 ogni 100 grammi), sono depurative (favoriscono il transito intestinale), contengono minerali (calcio, fosforo, magnesio, potassio), vitamine A, B, C ed E e zuccheri tollerati anche dai diabetici (meglio però, in questo caso, se mangiate non lontane dai pasti).

Le ciliegie sono anche un valido aiuto per chi soffre di insonnia, in quanto contengono melatonina, un ormone che aiuta a regolare il ciclo del sonno; consuma questi frutti rossi una o due ore prima di coricarti e dormirai meglio.

I noccioli possono essere conservati in un sacchetto di cotone e, in inverno, scaldati sul termosifone e applicati su zone doloranti, svolgono, infatti, un'azione antireumatica e mantengono il tepore a lungo. Un decotto di gambi può curare le pelli screpolate, ha proprietà diuretiche, antigottose, antiuriche e antinfiammatorie in più svolge un'azione coadiuvante contro l'artrite, i calcoli e la cistite. La polpa è rinfrescante per le pelli irritate.

Le più pregiate sono i "duroni", di colore rosso scuro e dolcissimi, che a Vignola (in provincia di Modena) si raccolgono ancora a mano; le amarene sono rosse chiare e dal sapore più asprigno; le ciliegie bianche sono ideali per piatti salati e per accompagnare formaggi freschi.

 

Quando le acquisti devono essere già mature; fai attenzione che non abbiano ammaccature, che siano sode e con il gambo verde.

 

Curiosità:

Nella mitologia greca era la pianta sacra a Venere e i suoi frutti pare portino fortuna agli innamorati.

 

In Sicilia si dice che le dichiarazioni d’amore fatte sotto un ciliegio saranno sempre fortunate. Le leggende Sassoni raccontano che gli alberi di ciliegio ospitino delle divinità che proteggono i campi. In Finlandia dicono che il colore rosso di questo frutto sia il simbolo del peccato. Nel folklore inglese pare che sognare un albero di ciliegie presagisca sfortuna mentre se ci spostiamo a Oriente in Cina rappresenta la bellezza femminile e il Giappone ne ha fatto il fiore simbolo nazionale fornendo anche una spiegazione per il colore rosa dei suoi fiori: sembra che in origine fossero bianchi ma dopo che i samurai caduti in battaglia vennero sepolti sotto gli alberi di ciliegio i petali divennero rosa a causa del sangue dei valorosi guerrieri; anche i samurai che decidevano di suicidarsi pare scegliessero di farlo proprio sotto questi alberi.

A tutt’oggi è considerato un frutto sacro; secondo i giapponesi infatti, notevole è l’influenza esercitata dalla ciliegia sulle energie sottili dell’organismo ed il fragile ciliegio simboleggia con i suoi effimeri fiori anche la caducità della vita.

Lo si considerava anticamente anche un albero capace di guarire dalle malattie, nel Medio Evo, se un ragazzo soffriva di ernia, lo si faceva passare in mezzo ad un giovane ciliegio tagliato a metà longitudinalmente, poi si ricongiungeva l'arboscello e lo si copriva con letame bovino in modo da favorire la "saldatura" dei due tronconi: quanto più facilmente si fosse saldato e cicatrizzato, tanto più celermente sarebbe guarita l'ernia.

Invece in Germania e in Danimarca si suole dire che i demoni usano spesso i vecchi ciliegi come nascondiglio provocando malattie e disgrazie a chi vi si avvicina.

La frutta è rappresentata nelle immagini di cene e banchetti, nelle scene di genere oltre che come soggetto di nature morte dal XIV al XIX secolo

Campi Vincenzo

"Venditrice di frutta" Pinacoteca di Brera

 

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