I fenomeni di bullismo fanno parte della trasgressione adolescenziale. In tutte le epoche e in tutte le tappe, l’adolescente fa paura all’adulto e lo preoccupa, ma non è una malattia incurabile. I nostri ragazzi hanno bisogno di distinguersi perché stanno attraversando uno sviluppo biologico, cognitivo, psico-sociale, attraverso un concetto di sé come autostima, identità, autonomia delle relazioni in modo del tutto personale.

Hanno un grande bisogno di esprimersi, di essere ascoltati, compresi, valorizzati, riconosciuti, amati. Spesso sono in competizione. Il loro sviluppo cognitivo, inizia ad imitare il genitore omologo, l’adulto, fino a volersi staccare per sentirsi autonomi, capaci e dimostrare di “essere grandi” con una loro identità. A quest’età il gruppo fa identità, coraggio, forza. Da soli si sentono nulla; anche nella scelta dell’abbigliamento se non hanno “la griffe” per loro significa essere esclusi dal gruppo. L’insicurezza dell’adulto destabilizza i giovani. La parola magica per un docente o un genitore è ASCOLTARE con empatia i loro bisogni, non ricattartli, umiliarli, disprezzarli o ridicolizzarsi. Le regole e la congruenza della nostra comunicazione sono fondamentali. I fatti di cronaca sulle violenze dei minori vedono spesso protagonisti i “bravi ragazzi” perché vivono nella grande confusione dei messaggi e ruoli educativi, genitoriali e sociali. Ogni giorno nella scuola i docenti affrontano non solo tematiche culturali, didattiche ma accolgono una vasta gamma di richieste d’aiuto dei ragazzi e delle famiglie. Talvolta la mancanza di una comunicazione profonda, comprensione dei significati, sfocia in litigi, conflittualità violenza, aggressività fisica e verbale fino alla chiusura dei legami. Per molti giovani, la mancanza dell’identità e responsabilità porta spesso a compiere atti vandalici o di bullismo fino a renderli protagonisti di reati che compromettono la svolta del loro sviluppo. Migliorare la qualità della comunicazione, avere maggiore fermezza, fiducia, regole e rispetto dei valori possono favorire benessere personale e all’intero sistema. La vera indole dei ragazzi e buona ma spesso per non sentirsi esclusi, incapaci, si lasciano trascinare dai modelli dei bulli e per sentirsi capaci usano linguaggi scurrili e volgari, diventano disprezzanti di tutto, sottomettendo gli altri per sentirsi protagonisti e forti, ma ci chiediamo chi sono realmente i più deboli? Certamente non i ragazzi educati, studiosi, timidi, che pur subendo vorrebbero talvolta aiutare questi compagni a migliorare il comportamento.

Spesso facciamo di tutta un’erba un fascio, alcuni scherzi simpatici umoristici possono far sorridere ma quando non si rispetta se stessi e gli altri è opportuno evitarli ponendoci alcune domande per riflettere. Oggi molte famiglie sono caratterizzate dall’aggressività verbale e fisica, litigano, si riprovano a vicenda senza affrontare le cause. Le aggressività non sono qual cosa con cui si dovrebbe vivere quotidianamente. Sei aggressivo? Prega, perdona, chiedi aiuto quando senti di non farcela affinché tu possa esprimere le tue aggressività in uno spazio protetto e possa liberartene. Ma in nessun caso devi reprimere e rassegnarti, le aggressività sono forme di lotta interiore che trasformate in opportunità di scambio favoriscono miglioramenti.

Durante l’anno scolastico molti insegnanti, adolescenti e genitori hanno trovato aiuto presso lo sportello d’ascolto attivato all’interno della scuola. L’esperienza ha messo in  luce varie difficoltà, trovando risposte e soluzioni per migliorare il disagio e poiché non esistono emozioni buone o cattive, giuste o sbagliate, abbiamo scoperto che le nostre relazioni dipendono da COME le gestiamo e dalla MODALITA’ in cui si esprimono. Non possiamo cambiare gli altri ma possiamo cambiare il nostro comportamento per migliorare le relazioni e avere un feedbek costruttivo che ci porta ad essere non protagonisti di problemi ma portatori di RISORSE necessarie al superamento del disagio. Così da affrontare con serenità le tensioni che s’incontrano nel processo di crescita, la nostra vita sociale, il contatto umano, le relazioni, rendono l’incontro di gruppo denso di significati, sensazioni, emozioni e pensieri, lasciando spazio non alla violenza e alla paura ma alla forza, alla capacità, scoprendo la propria autostima. Sono molto importanti le ricerche e i sondaggi, l’analisi dei bisogni che la Scuola ha condotto; occorre studiare, informarsi, sperimentare, in famiglia a scuola nella comunità, e cercare un confronto, incontro fra le parti in conflitto che servono a salvaguardare il valore del conflitto, impedendo che si pietrificano le relazioni, trasformandosi in guerra. L’educazione non può essere basata sulla paura, sull’accusa o sui ricatti, ma sulla conquista della propria identità accettando l’altro e la diversità. Essere pronti a dare, non solo ricevere, raccontare  le proprie esperienze, i propri sogni,dire “NO” quando occorre ma  “SI” al migliorarsi nel rispetto di noi stessi e dell’ambiente familiare e sociale. L’essere umano, non solo il ragazzo, ha bisogno di vivere di sogni, d’ideali,di avventura, di rischio per misurarsi con se stesso e cercare di passare in questo mondo lasciando un segno di trasformazione. E’ importante allora costruire un processo di sviluppo che tenga conto delle dimensioni cognitive, umane, fisiche, spirituali e relazionali.

Porsi tempi e obiettivi da raggiungere basandosi su autoconsapevolezza e autodeterminazione trasformando la paura e il disagio in ciò che crediamo. Abbiamo la possibilità di scegliere  scoprendo la bellezza e le risorse che sono dentro ciascuno di noi, ci permette di migliorare la qualità della nostra vita.


Rita Tisbo
Insegnante con Abilità di Counselling

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