Essere preso in braccio e contenuto tra le braccio della madre o del padre, è per il bambino fonte di enorme rassicurazione perché vive l’esperienza della protezione e dell’accudimento. Bisogna tener presente che il bambino passa da una condizione di contenimento fisico, sperimentato precedentemente durante la gravidanza, ad uno, che definirei psichico e fisico nello stesso tempo dopo il parto.
Per quanto riguarda l’aspetto fisico, ora il bambino ha bisogno più che mai di sentire la vicinanza fisica del genitore, attraverso l’abbraccio, i massaggi e le coccole. Questo lo fa sentire sicuro: qualcuno si stà occupando di lui. Per l’aspetto psichico il bambino ha bisogno di sentire la presenza emotiva del genitore, fatta di sguardi e di comunicazioni che sanno essere in sintonia profonda con il vissuto del bambino ma anche del genitore. Questo dà al bambino una sicurezza emotiva, che è all’origine del benessere e dell’equilibrio psichico del bambino prima e dell’adulto poi. Ecco che guardare intensamente negli occhi un bambino, tenerlo in braccio avvolgendolo di coccole, parlargli o anche stando in silenzio ma pensando all’amore che nutre verso di lui lo fa stare e sentire tranquillo, perché vive l’esperienza dell’amore primario con il genitore.
All’inizio è la madre ad essere in stretto rapporto con il figlio, come se fossero una cosa sola, ma dal punto di vista emotivo è importante la presenza del padre, questo perché: dà alla madre il sostegno, il conforto e la forza per nutrire affettivamente il bambino e nello stesso tempo mette il bambino nelle condizioni di realizzare che la madre non è sola. Ecco che l’inserimento del padre nel rapporto madre-figlio aiuta quest’ultimo a prendere coscienza dell’altro come diverso da sé e ne favorisce il processo di individuazione. Nel caso in cui il padre è anche il genitore omologo, ossia dello stesso sesso, diventa per il figlio sempre più importante come punto di riferimento per la costruzione della propria identità.
Il genitore omologo è la persona più affine, il modello più adeguato con cui identificarsi soprattutto a livello sessuale, è colui che può confermare, nella sostanza della sua esperienza l’immagine di sé, che nel corso della crescita è soggetta a modifiche. Inoltre grazie al suo sostegno e alla sua comprensione il bambino riuscirà a vincere tutte quelle paure che fanno la loro comparsa dal secondo al quinto anno d’età, mi riferisco in particolare alla paura degli animali, alla paura del buio e di essere abbandonato. Questo stato d’animo è dovuto alla particolarità della struttura mentale di un bambino per cui non sa ancora distinguere tra realtà e fantasia. Spesso i bambini vivono i sogni come reali e più sono brutti e carichi di vissuti angoscianti più stanno male.
Il genitore omologo che rassicura il figlio e lo invita a parlare lo fa sentire ascoltato, capito, compreso e di lui sente che ci si può fidare e con il quale è bello poter parlare. Il dialogo tra genitore e figlio è alla base della reciproca conoscenza e comprensione. Come il bambino deve conoscere il mondo e voi, così voi dovete conoscere i suoi desideri, sogni, bisogni e necessità. Nulla è scontato, oppure ovvio.
Un dialogo aperto e disponibile, anche al confronto attraverso la discussione, diventa occasione per crescere ( non solo per il bambino) e trovare le risposte, ai dubbi nel bambino e alle tante incertezze e paure nell’adolescente.
Dico questo perché il rapporto genitore-figlio per i motivi più svariati, e spesso nascosti, non riesce ad esprimersi nel modo adeguato. Ci troviamo di fronte alle interferenze, che deviano o impediscono il naturale rapporto simbiotico, le quali, soprattutto se precoci, possono favorire l’insorgere di disturbi emotivi e /o cognitivi futuri.
Per un bambino in via di sviluppo è vitale poter attingere all’amore del genitore omologo nella certezza che esprimere sensazioni, opinioni, valori e atteggiamenti diverse dalle sue non vuol dire perdere la sua stima, la sua fiducia e il suo affetto. Anzi queste conquiste nel processo di costruzione dell’identità permettono l’instaurarsi di un reale rapporto simbiotico in cui ognuno è se stesso in relazione all’altro.
5 gennaio 2007
Barbara Camilli