“Sono in dolce attesa” annuncia la donna italiana. “Je suis enceinte” replica la francese al compagno. “Estoy embarazada!” dice la spagnola, mentre l’inglese annuncia “I’m expecting (a baby)!”. In tedesco l’affermazione suona così, “Ich erwarte (ein kind)!”.
In qualunque lingua lo si pronunci, l’arrivo di un bambino rappresenta un’esperienza unica, che ha del prodigioso se solo ci si sofferma un attimo a pensare che il tutto ha avuto origine dalla fecondazione e sviluppo di due elementi cellulari diversi: il gamete maschile e quello femminile.
Al di là dell’aspetto meramente biologico, l’unione di questi due gameti porta ad una nuova vita che per nove mesi, come la crisalide dentro il suo bozzolo, si forma, si nutre e interagisce all’interno di un contenitore, la placenta, a sua volta accolto e protetto dall’utero materno.
Ma la gravidanza, e quindi la maternità, non è solo questo. E’ un momento di grande coinvolgimento e di importante cambiamento fisico, emotivo e spirituale che riguarda principalmente la donna, ma anche l’uomo, suo compagno.
Questa esperienza è stata da molti scrittori, scultori, pittori e poeti narrata, cantata e rappresentata. Vari i documentari che hanno fatto indagini scientifiche, infine si pensi alle numerose fiction che cercano di evidenziarne ora l’aspetto gioioso, ora l’aspetto drammatico e doloroso. Eppure, per quanto se ne sente parlare o si vede in televisione, la maternità ha qualcosa di prepotentemente magico e appagante che solo la donna che lo sperimenta sulla sua carne può sentire. E per questo allietarsi.
Spesso quando una donna è in “attesa” amiche, colleghe, zie, cugine, inclusa la propria madre, raccontano cosa è capitato loro, facendo emergere i ricordi sulle sensazioni provate e le situazioni vissute. Alcune poi mostrano le foto di quei momenti, altri il filmato ripreso dal marito nella sala parto o la registrazione dell’ecografia della 32° settimana rilasciato dal ginecologo o dall’ospedale dopo l’ultima visita. Situazioni di questo genere rappresentano una sorta di “tranquillizzante collettivo” che, se da un lato vogliono cercare di mitigare paure, tensioni e angosce attivati dalla gestazione, soprattutto se è la prima, dall’altro mirano a trasmettere un forte senso di solidarietà femminile, complicità e appagamento derivante da un’esperienza unicamente femminile. Accanto a questo voler rassicurare, c’è anche chi vuole mettere in guardia la gestante su quello cui andrà incontro, cosa l’aspetterà e cosa proverà in toni e modi più o meno ansiosi. Perché con ansia è stata vissuta da chi la racconta.
Tutto questo è sicuramente utile per una primipara, ma non bisogna dimenticare che per ogni donna esiste la Sua gravidanza, e nel momento in cui avrà altri figli, le gestazioni saranno emotivamente sempre diverse, perché tutto ciò che ruota attorno e dentro di lei sarà mutato. Questo è un altro degli aspetti incredibilmente unici di questa esperienza: ogni volta è una prima volta, anche se dal punto di vista biologico e tecnico si conoscono bene le procedure e le fasi. A cambiare infatti sono gli stati profondi dell’animo, quindi le emozioni, i modi di essere, le aspettative, le sicurezze, le paure, le frustrazioni…..
Spesso si pone poca attenzione all’unicità esclusiva di questa esperienza, che per ogni donna ed il suo compagno, costituisce un momento epocale che cambierà completamente le loro vite.
Invero, freneticamente si è indotti a pensare al dopo. Quindi ai beni necessari per il mantenimento dei primi mesi. A tal proposito forte è lo stress indotto dal mercato che impone, e non propone, oggetti fatti vivere come assolutamente necessari e senza i quali diventa tutto più difficile. Si pensi ai moderni coordinati che con un gesto diventano passeggini, carrozzina e navetta. Sicuramente utile se non fosse per i costi e per la quantità di oggetti che finiscono per girare in casa, magari piccola e già ingombra di mobilio. Allo stress degli acquisti si aggiungono poi quelli maggiormente sentiti dalla donna. Mi riferisco alle tensioni derivanti dai cambiamenti fisici, ormonali e umorali che portano ad essere e sentire diversamente. Quest’ultimo non dovrebbe essere vissuto come fonte di stress, piuttosto come l’occasione per conoscere veramente in profondità sé stesse. A tal proposito in molte realtà si sono attivati corsi preparto e di psicoprofilassi ostetrica, fino ai recenti corsi di acquagym per gestanti, tecniche di rebirding (respirazione) pre e post parto insieme a tutte le innovazioni relative al modo di partorire (di coppia, in acqua, in famiglia, di gruppo). Tutto questo senz’altro aiuta la donna e il suo compagno a vivere la gravidanza con maggior consapevolezza e in una dimensione non economica ma emotiva, ma è altrettanto importante e imprescindibile aiutare le coppie a valorizzare e dare voce alle proprie risorse, che hanno origine dal passato affettivo di entrambi e dal rapporto con il rispettivo genitore omologo (dello stesso sesso).
Spesso, purtroppo, le conoscenze teoriche acquisite in gravidanza tendono a “soffocare” il buon senso, insieme ai vissuti di insicurezza, paura, depressione e rabbia che inevitabilmente scattano e che andrebbero elaborati. Questo avviene perché l’insegnamento impartito si basa su nozioni che non tengono conto del passato storico e della tonalità affettiva che accompagna la gestazione di quella specifica coppia. Invero, sarebbe di grande beneficio, per gli imminenti neo genitori, poter dar voce a quello che provano, sentono e temono, cercando in sé stessi le risposte ai dubbi, alla confusione e ai vari stati d’animo che si sono attivati. Di grande utilità poi sarebbe il confronto con il genitore dello stesso sesso, per arrivare ad una conoscenza di sé molto più profonda e radicata.
Ma per fare questo è utile attivare dei percorsi emotivi di coppia o singoli che permettono di capire cosa è la gravidanza, non solo in un ottica biologica e di tecniche, quanto di sentirsi liberi di poter esprimere e capire i molteplici e variegati vissuti attivati dalla stessa. Un esperienza di questo tipo sicuramente aiuta a sbloccare e a dipanare un certo numero di nodi inconsci, vivendo la gravidanza in modo più rilassante per la donna e per la coppia, con la conseguente creazione di un ambiente, il più sereno possibile, per il bambino che nascerà.
Dottoressa CAMILLI Barbara
Tratto da:
PSICANALISI DEL RAPPORTO DI COPPIA – n. 29 – anno 2005