La sua origine si perde nella notte dei tempi discendendo da tradizioni magiche precristiane, prima di fondersi con elementi folcloristici e cristiani.
Una tradizione dei popoli celtici, che erano insediati in tutta la pianura padana e su parte delle Alpi.
I Celti, insediati anche nella pianura padana e su parte delle Alpi, celebravano strani riti officiati da maghi -sacerdoti chiamati druidi, durante i quali grandi fantocci di vimini venivano dati alle fiamme per onorare divinità misteriose e crudeli, se in epoche antiche i vimini imprigionavano come vittime sacrificali, animali e, talvolta, prigionieri di guerra.
Il rito della Befana, qual’è il tuo?
Il mio vede appendere la sera prima di andare a dormire delle calze sullo scola piatti, con la molletta dei panni si attacca alla griglia e si lascia in attesa della Befana. Questa appena arriverà troverà una bella tavola apparecchiata per ristorarsi se lo vuole.
Alla mattina appena svegli tutti a correre in cucina a vedere le calze appese piene di ogni bene.
Mia nonna usava farlo con le calze appese nel camino per i suoi sei figli, mia mamma usava lo scola piatti, per tradizione anche a casa mia si usa lo scola piatti. La gioia del mattino è pura energia.
Una tradizione tramandata dove non si comprano le calze del supermercato ma si pensa, si sceglie tra arance, bagigi, nocciole, cioccolato e altro cosa mettere al suo interno.
La Befana nel tempo e nel mondo
Oltre che in Italia troviamo il culto della Befana in varie parti del mondo: dalla Persia alla Normandia, dalla Russia all’Africa del Nord, ma sempre è una figura buona e generosa.
In tale culto, molti, intravvedono il mito della Dea genitrice primordiale, signora della vita e della morte, della rigenerazione della Natura (primavera).
Per altri, nella sua figura, la Befana riassume l’immagine della Dea antenata, custode del focolare, luogo sacro della casa.
Non a caso la Befana si serve proprio dei camini, che simboleggiano il punto di collegamento fra la terra ed il cielo, per introdurre l’allegria nelle case, svolazzando con la sua fantastica scopa.
La befana dei nostri nonni
La Befana ha portato un po' di carbone perché siete stati un po' cattivi, però, ha portato anche i dolci perché dovete essere buoni": erano queste le frasi che accompagnavano la mattina l’apertura delle calze (di lana, fatte ai ferri dalla nonna) dove, immancabilmente tra dolci e fichi secchi, trovavano posto, oltre al carbone, anche castagne, mele, noci, noccioli e un "portogal" un profumatissimo arancio.
La Befana del mondo contadino di un tempo portava l'augurio di un buon raccolto.
Da rilevare che il carbone lasciato nelle calze dei nostri nonni, non era quello fatto di zucchero che è un piacere sgranocchiare, ma era vero carbone che poi si utilizzava per preparare le caldarroste che i bambini avrebbero mangiato dopo la tradizionale tombola.