La ciliegia (cerasa, in molti dialetti italiani) o durone è il frutto del ciliegio.

Origini
Il nome dialettale, così come quello portoghese, francese, spagnolo e inglese deriva dal greco κέρασος, che era il nome della città del Ponto (l'attuale Turchia) da cui, secondo Plinio il Vecchio, furono importati a Roma nel 72 d.c. i primi alberi di ciliegie. La ciliegia è indicata come il 'Frutto del Paradiso'. Questo piccolo frutto rosso, dal gusto zuccherino, con la polpa carnosa e dalla forma accattivante venne decantato dai Greci come il 'Frutto del Paradiso', in quanto simbolo del piacere assoluto. Ce lo testimonia infatti il detto 'una ciliegia tira l’altra': la tentazione è irresistibile. Una leggenda narra che sia stato Lucullo a presentare le ciliegie ai Romani, da cui l’appellativo di “luculliane”.

Apprezzate ovunque nei secoli, anche il Re Sole se ne innamorò al punto tale da creare delle coltivazione in serra nella stessa Versailles, e questo per poterle consumarle in ogni periodo dell’anno. In Giappone a tutt’oggi è considerato un frutto sacro; secondo i giapponesi infatti, notevole è l’influenza esercitata dalla ciliegia sulle energie sottili dell’organismo.

Quindi assai lontano dalla valle del Panaro, dove ha trovato terreno fertile. La presenza e diffusione di questo frutto risale infatti ad un paio di secoli fa.

La ciliegia nasce sia dal prunus avium, che è il ciliegio dolce, sia dal prunus cerasus, detto anche agriotto o visciolo, il quale ha la sua origine nei territori occidentali dell'Asia.

La distinzione fra le due piante non è puramente accademica e non è da sottovalutare, infatti, le ciliege sono il frutto di due specie di alberi della famiglia delle Rosacee, la stessa cui appartengono le rose. Dalla specie Prunus avium nascono le ciliege dolci, sia quelle a polpa tenera (tenerine) che quelle a polpa dura (duracine). Dalla specie Prunus cerasus nascono invece le amarene e le marasche. Per il loro sapore acidulo, queste varietà non sono molto apprezzate come frutta fresca, ma le si impiega soprattutto per produrre sciroppi, marmellate e liquori come il maraschino, il cherry brandy e il ratafià.


 

Proprietà:
La ciliegia è una fonte preziosa di sali minerali, quali il ferro, il calcio sodio, il potassio e di vitamine come la A, la C e la PP, ricca di flavonoidi utili contro i radicali liberi. Risulta essere molto dissetante. E' indicata nella cura di artriti, arteriosclerosi, disturbi renali e gotta.


Usi

Con la sua polpa carnosa e succosa la ciliegia nel dare il suo benvenuto all’estate dona molte sostanze medicamentose. Il frutto consumato a digiuno (25 ciliegie al giorno più acqua a volontà) è un ottimo depuratore che disintossica l'organismo, ottimo in caso di stipsi e contro lo stress grazie all'equilibrio tra acidi e sali minerali.

La sua polpa è un rivitalizzante della pelle del viso e si può usare per questo scopo o sottoforma di maschera o seguendo per un periodo una cura alimentare con questo frutto. E' anche molto conosciuta la "cura della ciliegia" che viene proposta per lenire disturbi articolari dovuti ad un eccesso di acido urico (gotta).
La ciliegia è anche un ottimo tonico, diuretico, lassativo e ha un ruolo anticarie grazie ad alcuni elementi presenti nella buccia.
 

E sì le ciliegie proteggono dalla formazione delle carie! Questi frutti rossi gustosi infatti contengono dei metalli preziosissimi, come zinco, rame e cobalto, che svolgono una funzione antibatterica e quindi proteggono il cavo orale.


Oltre al frutto, anche la corteccia del ciliegio ha valide proprietà: febbrifughe e antigotta, inoltre i peduncoli dei frutti fatti essiccare, vengono usati come decotto contro l'artrite, i calcoli e la cistite.

Il picciolo in infusine ha proprietà diuretiche, mentre l’olio ottenuto dalla sua spremitura un tempo veniva raccomandato per lenire i dolori artritici ed eliminare verruche, macchie e acne.
Vista la somiglianza della sua polpa carnosa con le mucose del corpo umano, la ciliegia è vivamente consigliata a tutti coloro i quali soffrono di infiammazioni alle mucose. È utile quindi in caso di herpes, infiammazioni del cavo orale, gengiviti. Oltre ad alimentarsi con la ciliegia è possibile fare degli sciacqui con l’infuso del peduncolo.
Si dice che la gomma che cola dal tronco un tempo veniva consigliata: cotta nel vino era un efficace rimedio per sedare gli eccessi di tosse, risvegliando l’appetito in tutti i casi di astenia.

La ciliegia oltre ad essere mangiata fresca, è molto utilizzata anche in cucina come base per marmellate, come decorazione di torte, ma anche per accompagnare cibi salati. Ad esempio le marasche attenuano i sapori selvatici della cacciagione (lepre in salmì, arrosti di cinghiale, capriolo, fagiano...).


 

Come si consumano?
Oltre al consumo delle ciliegie fresche e di quelle conservate sotto spirito, la ciliegia si conserva sotto forma di marmellate, sciroppi, succhi, canditi, salse, sorbetti e mostarde e anche di liquori, come lo cherry, il brandy, il kirsch, il maraschino, il vino liquoroso danese Kische-wein e la ratafià.
Un testo medioevale per evitarne l’indigestione raccomanda di annaffiarle con un buon vino rosso.


 

Curiosità: In Francia, a primavera, i ragazzi sono soliti appendere un ramo di ciliegio sulla porta delle innamorate per dichiararsi.

Secondo uno studio della Michigan State University, una dieta ricca di ciliegie, tiene lontano l'infarto e le malattie vascolari in generale, e questo perché la ciliegia possiede proprietà simili all'aspirina.
Per gli antichi Sassoni i vecchi alberi di ciliegio ospitavano divinità campestri capaci di proteggere i campi.
Per i finlandesi il rosso delle ciliegie simboleggia il peccato.
Per i giapponesi il ciliegio rappresenta l’educazione, l’amabilità, le buone maniere.
 
 
Barbara CAMILLI

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